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Scrive di lui Pablo Neruda: …”era gaio come il sole, era sempre, ovunque entrasse col suo fare timido, il centro di un’areadi felicità in cui meravigliosamente regnava, … eternamente giovane senza nulla di solenne, si buttava a terra,piombava sul pianoforte e suonava, e cantava, e disegnava… in maniera splendita… Se la parola “genio” ha qualche valore,se si può definire una cosa tanto rara, io ho veduto il genio in Federico Garcia Lorca”.Sin dalla sua prima opera teatrale, García Lorca svelava la sua predilezione nel raccontaredi come “la Morte ama camuffarsi da Amore! Quante volte l’enorme scheletro munito di falceche vediamo ritratto sui libri di preghiere assume sembianze femminili per ingannarci e aprircile porte della sua ombra! Si direbbe che il piccolo Cupido sovente dorma nelle vuote orbitedel suo teschio”. Ed è proprio l’eterno conflitto e l' eterna simbiosi tra Amore e Morte che Amoredi don Perlimplino mette poeticamente a nudo.Don Perlimplino è un vecchio ricco e inesperto dell’amore che, sospinto dalla domestica Marcolfa,sposa la bellissima ma infedele Belisa, e per godere di uno scampolo del suo amore è costretto a ricorreread un espediente tanto poetico quanto struggente dal sapore ciraniano: le scriver lettere d’amore, attribuitead un fantomatico giovane, tra le cui righe palpita l’irrefrenabile desiderio del suo corpo, corpo che Perlimplinonon aveva mai potuto amare. Ma il finale è prevedibilmente tragico che c ambierà per sempre la vita della sua amata Belisa.